Carogne di fuori e di dentro

Ma che sta succedendo? Proviamo a togliere il sonoro e sforziamoci di vedere il clima del nostro Paese con giudizio. Giro l’Italia e mi accorgo che il paese è cambiato, è in preda all’odio, alla paura e al disprezzo.

Odi incrociati.

La rabbia dei benpensanti, l’odio dei malpensanti. Ascolto persone che mai furono impegnate in politica, gente tutt’altro che fanatica ed estremista che non sopporta più la follia suicida di un paese che subisce violenze, abusi e soprusi ma è costretto a prendersela coi fantasmi del passato e non coi colpevoli del presente.

Gente che vive male l’insicurezza delle città, che ingigantisce nella sua percezione le paure e gli episodi di violenza e si sente in balia di una setta mediatica, politica e giudiziaria che si è fatta regime, col conforto delle più alte cariche istituzionali.

Una setta che rovescia la sequenza dei fatti e l’entità delle violenze e scarica il male su ectoplasmi di un secolo fa. Gente che in passato non ha mai militato e nemmeno simpatizzato per soluzioni estreme, indulgente fino a ieri con gl’immigrati, gente che votava moderato e ha sempre vissuto nel guscio sicuro della piccola e media borghesia, ma anche dei ceti popolari. Ma ora è stanca, esasperata, privata di voce e diffida del potere quanto dei clandestini.

Si sente straniera in casa propria, espropriata del suo territorio, maltrattata, disprezzata per le sue umanissime, comprensibili angosce.

Succede, per esempio, che una ragazza venga fatta a pezzi, straziata da un gruppo di spacciatori nigeriani e che dopo pochi giorni migliaia di esagitati violenti pratichino e inneggino alle violenze passate e presenti, esaltando le foibe e i loro carnefici.

Ma per i media l’emergenza, il pericolo, il nemico, non è né chi ha praticato quelle violenze e nemmeno chi le ha poi riversate sulle città nel nome della pace e della non-violenza, ma è qualche squilibrato, eletto a campione di una parte politica, avanguardia armata di un’opinione pubblica larga e profonda e perfino proiezione violenta dell’italiano medio, additato come razzista e xenofobo, e sotto sotto come fascista e violento.

Si guarda intorno l’italiano comune e non ravvisa alcun segno minaccioso di fascismo alle porte o di razzismo; vede invece ogni giorno, e ancor più percepisce, un clima a lui ostile, violento e fanatico, si sente tra due fuochi, assediata dai barbari, insidiata dai falsificatori.

Sul piano politico la sinistra ha sostituito l’anticapitalismo con l’antifascismo e nella scena nostrana l’antiberlusconismo con l’antifascioleghismo.

C’è un giornale, ad esempio, che un tempo era molto diffuso e che rappresentava un’area d’opinione progressista, variamente di sinistra. Quel giornale nel frattempo ha perso più di ogni altro giornale lettori e credibilità tra la gente, è in picchiata; e allora come reagisce? Diventa l’organo ufficiale della fasciofobia, il foglio militante della criminalizzazione di chiunque denunci le piaghe insorte o moltiplicate dagli sbarchi massicci dei migranti e soprattutto dalla loro gestione politica, ideologica.

Quel quotidiano ogni giorno vomita veleno e accende livori, predica odio e disprezzo verso chi ha opinioni diverse, e non distingue tra un folle esagitato e violento e la gente esasperata e impaurita.

Si chiama la Repubblica ed è diretto dal figlio di un commissario di polizia ammazzato non dai fascisti ma da estremisti di sinistra, appoggiati moralmente e ideologicamente da centinaia di intellettuali. La sua presenza alla guida di Repubblica suona per loro come un formidabile alibi per cancellare la memoria vergognosa di quell’assassinio e di quel clima infame che lo precedette.

Si sono accodate a quel clima anche intelligenze un tempo misurate ma che hanno perso lucidità. Uno dei palloni gonfiati di quel giornale addita Salvini come il mandante morale e politico dell’atto sconsiderato dello squilibrato; come dire che la Repubblica e tutti coloro che sono per l’accoglienza sono i mandanti morali e politici dei criminali e spacciatori nigeriani…

Una spirale di follie, non saper più distinguere tra opinioni e crimini.

La maionese è impazzita, la sinistra sull’orlo di una sconfitta, come la Repubblica in caduta libera, danno segni di squilibrio e di perdita totale del senso della realtà.

E istigano all’odio antropologico verso la razza inferiore e maledetta della destra definita xenofoba e fascioleghista. Ora mi chiedo come potrà risalire questo paese da questa deriva, come potrà riprendere il senno e distinguere tra le opinioni divergenti e i crimini efferati? Come si fermerà questa spirale di odio?

Io so come si può fermare e molti di voi lo sanno. Si ferma se c’è uno Stato all’altezza dei suoi compiti e delle sue responsabilità, uno Stato autorevole che dà sicurezza ai suoi cittadini, che premia e punisce, che garantisce ordine, diritti e doveri, che non ammette zone di impunità e di illegalità.

Che sa distinguere tra i carnefici e le vittime e anche tra la reazione in favore dei primi e quella in favore dei secondi.

Ma ci vorrebbe uno Stato vero, non in mano a quei figuri che per restare a galla sono pronti a dire che l’urgenza di oggi è il fascismo. Siamo in balia di carogne. Carogne di fuori, carogne di dentro.

MV, Il Tempo 13 febbraio 2018

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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