Lo spacco d’Italia
È davvero curiosa e senza precedenti la situazione politica in cui ci troviamo: ci sono due forze che si radicalizzano ogni giorno di più agli antipodi ma governano insieme; e nel mezzo, al centro, ci sono le opposizioni. Non penso che ci siano uguali nel mondo e nella nostra storia.
Da una parte ci sono infatti i grillini che sono nemici sia della modernizzazione, come dimostrano le loro battaglie contro la Tav, le grandi opere, le infrastrutture, lo sviluppo, ma al contempo sono nemici della tradizione, come dimostra la loro posizione contro la difesa della famiglia, giudicato un ritorno di sfigati al medio evo; la loro refrattarietà ai temi nazionali, alla sicurezza, alla salvaguardia della civiltà e all’amor patrio. Dalla parte opposta ci sono i leghisti di Salvini che si presentano esattamente in senso contrario come la forza che da un verso vuole modernizzare il paese, renderlo efficiente, pieno di cantieri e di opere pubbliche e dall’altro verso vuole salvaguardare la famiglia naturale, la società tradizionale, la civiltà e la sicurezza nazionale.
Nel mezzo, invece, ci sono le forze di opposizione: la sinistra sposa la modernizzazione ma è contro la tradizione (semplifico per capirci) e il berlusconismo è per la modernizzazione ma è diviso al suo interno tra il modello liberal e il modello conservatore. Se la Lega abbraccia, seppur in versione politica e polemica Dio, patria e famiglia, i grillini al contrario sono per la Decrescita, il Global e la Rete egualitaria. I leghisti sono futuristi in tema di sviluppo e tradizionalisti in tema di valori; i grillini al contrario sono modernisti in tema di valori e “medievali” in tema di strutture e infrastrutture.
In politica estera lo schema si ripete, con la Lega che sceglie decisamente il campo occidentale ma non rinuncia all’attenzione privilegiata nei confronti della Russia di Putin e i grillini che scelgono la via sudamericana e strizzano l’occhio a chi capita, Cina inclusa, senza una visione strategica. Il loro unico, fragile punto d’unione è la critica alla tecnocrazia europea e al suo modello impositivo d’austerità e sottomissione.
È uno scenario atipico, che non deflagra solo perché è reciproco interesse durare al governo. Ma possiamo trarre una lezione sorprendente. Al di là del paesaggio politico e delle forze in campo, si delinea un modello bipolare profondo e tenace, che ricalca, nei temi e nei modi di oggi, la divisione storica e ideologica tra destra e sinistra, o meglio tra identitari e global. I progressisti sono per la modernità, i conservatori sono per la modernizzazione; i radical sono per l’emancipazione, gli identitari sono per la civiltà; i progressisti sono per la difesa dell’ambiente, i conservatori sono per la salvaguardia della natura; i progressisti sono per la cittadinanza globale, i tradizional-comunitari sono per la patria, la famiglia e il legame religioso. Poi ci sono attraversamenti, contaminazioni, passaggi di campo e scelte contingenti o solo opportunistiche. Ma il quadro bipolare regge e permea le forze in campo. Arrivo a dire che le forze al momento prevalenti sono interpreti passeggeri di quella polarizzazione. Ma loro passano, invece quei due mondi restano. La differenza è prepolitica, preculturale, antropologica, passionale.
In questa situazione bipolare fondata su idee, sensibilità, mentalità contrapposte con veemenza, non c’è oggi alcuna forza in campo e alcuna istituzione capace di mediare, indicando un possibile terreno di compromesso. Per fare un esempio di questi giorni: in tema di famiglia, la divaricazione è netta e non prevede zone intermedie, sono pro o sono contro il Forum delle famiglie. A favore sono i leghisti e Fratelli d’Italia, contro sono le sinistre, la Bonino e i grillini. I berlusconiani non sono nel mezzo ma si dividono a loro volta tra gli uni e gli altri (tendenza Gasparri-cattolici o tendenza Prestigiacomo-Carfagna) e Berlusconi ondeggia, va dove lo porta il core business. Manca quel che nella scena politica italiana è sempre stata fin troppo ingombrante: la mediazione al centro, democristiana, incline al compromesso. Sto fotografando una situazione e non esprimo un auspicio. Il divario si è allargato e prima o poi il governo in carica finirà dentro la crepa, quando si accorgeranno che è un burrone.
MV, La Verità 19 marzo 2019