Raggi, bombe e paranoia

 

L’ultima a saltare sul carro della Repubblica Antifascista Militante è la furbetta del quartier grillino, Virginia Raggi. Per recuperare la cattiva fama di sindaca e depistare dallo stato schifoso della Capitale, si è scoperta antifascista della prima ora e professa a gran voce che Roma è antifascista.

Ha capito che in quel modo può recuperare indulgenze e attenuare gli attacchi dei media; allinearsi al Politically correct è una polizza sicura. E così si è messa a tirare in ballo tutto, perfino Auschwitz. 

Ma al di là della furbetta, resta sconcertante vedere il primo quotidiano italiano quanto a vendite, la Repubblica uscire con un titolo che sembra datato 1945.

Fascisti, un italiano su due ha paura. Ma dove, ma quando? State creando la psicosi, con l’uso infame di piccoli episodi elevati a marea nera, a onda nazista. Poi leggi bene e il sondaggio non parla di paura, c’è una minoranza che ritiene il fascismo un pericolo presente. Ma paura è solo tentativo di generare la psicosi nel Paese, per contagio.

È come se Il Tempo uscisse con un titolo Anarchici, un italiano su due ha paura, dopo la bomba anarchica messa alla caserma dei Carabinieri di Roma. Badate che qui si tratta di una bomba vera, là si tratta di slogan, di irruzioni o manifestazioni non autorizzate, grottesche, ma prive di atti violenti, aggressioni e distruzioni. Come per esempio quelle che fanno i centri sociali quando manifestano il loro dissenso.

Il meccanismo è collaudato: sui giornali tipo la repubblica, se esce per esempio un testo significativo a destra è vietato parlarne, ma se un ragazzo fa un saluto romano va in prima pagina. E si imbastisce il teorema che è la punta dell’iceberg, l’avanguardia fascista, il resto viene naturalmente con i partiti destrorsi, anzi populisti.

Oltre a distorcere la realtà e ingigantire, suscitare i timori nella popolazione, queste fake news travestite da denunce, hanno due effetti devastanti.

1) Il primo è che a via di gridare al pericolo, di diffondere l’allarme, di spargere odio e rancore, gli estremismi alla fine si caricano. Se bandite con quella ossessiva potenza, un concorso  per l’assunzione di mostri, alla fine – vedrete – qualcuno si presenterà. Mostri isolati, magari, o gruppuscoli, ma alla fine qualcuno poi viene. State invocando i demoni, per specularne sul piano politico ed elettorale, ma state attenti all’esercizio di queste arti.

2) Il secondo danno, invece, tocca noi da vicino. Noi che ripudiamo questi atti sconsiderati compiuti da quattro estremisti senz’arte né parte, noi che non ci riconosciamo affatto oggi in queste contrapposizioni del trapassato remoto e sepolto.

Ma ci vediamo costretti a dire, a intervenire e a decidere in questo referendum paranoico se siamo dalla parte degli antifascisti militanti che gridano al ritorno di Hitler ogni giorno, o dalla parte di quei ragazzi che si tuffano nel Nero-calcare. 

E noi che vorremmo parlar d’altro, affrontare altri temi, noi che abbiamo altre sensibilità, altre priorità, siamo invece schiacciati in questa diatriba, in questa asfissiante polemica. E non possiamo far finta di nulla, passeremmo per ignavi o complici di uno dei duellanti.  

Siamo al trionfo delle Fake News, all’uso delle manipolazioni mediatiche e alla fabbricazione da piccole notizie di grandi drammi nazional-europei, anzi mondiali, se ci mettiamo dentro pure Trump e Putin.

A proposito del quale sfonda il muro del ridicolo l’accusa ai russi di aver manipolato il referendum italiano, appoggiando il No di grillini e leghisti. Qui siamo ben oltre la disinformazia di un tempo, siamo alla falsificazione plateale e puerile di notizie prive di plausibilità.

Piccoli gruppi estremisti neri ce ne sono sempre stati in 70 anni di repubblica italiana, non sono mai spariti, magari un po’ crescono un po’ decrescono, ma sono lì microrealtà ai margini, con nessuna possibilità di incidere nella realtà.

Ma periodicamente diventano pericolo nazi alle porte.

Avevo quindici anni quando seppi che il fascismo era alle porte, e mi dicevo, ma se è morto da quasi trent’anni… Poi ne avevo trenta e vedevo le mobilitazioni antifasciste per il pericolo nazifascista alle porte. E a quaranta, quando vidi organizzare gite nei campi di sterminio perché il nazismo alle porte.

Ho superato i sessanta e sento sempre che il nazifascismo è alle porte, leggo prime pagine con titoli cubitali, manifestazioni di piazza a Como, che magari sognano poi si andare a Giulino di Mezzegra, dove fu ucciso il Duce per riucciderlo di nuovo e poi esporlo in piazza Loreto (Expo antifascista)…

Sto scherzando, maestri censori, ma vedo il clima che c’è e mi accorgo di quale mostrificio sia all’opera. E mi preoccupo, da persona mite e libera che ripudia ogni violenza, predilige i libri e il pensiero, e non vuole farsi inchiodare e poi fucilare al muro del passato…  

MV, Il Tempo 10 dicembre 2017

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  • L'ultimo libro di Marcello Veneziani

    Marcello Veneziani

    Giornalista, scrittore, filosofo

    Marcello Veneziani è nato a Bisceglie e vive tra Roma e Talamone. E’ autore di vari saggi di filosofia, letteratura e cultura politica. Tra questi, Amor fati e Anima e corpo, Ritorno a Sud, I Vinti, Vivere non basta e Dio Patria e famiglia (editi da Mondadori), Comunitari o Liberal e Di Padre in Figlio- Elogio della Tradizione (Laterza); poi Lettera agli italiani, Alla luce del mito, Imperdonabili, Nostalgia degli dei, La Leggenda di Fiore, La Cappa e l’ultimo suo saggio Scontenti (Marsilio).
    Ha dedicato libri alla Rivoluzione conservatrice e alla cultura della destra, a Dante e Gentile. Ha diretto e fondato riviste settimanali, ha scritto per vari quotidiani, attualmente è editorialista de La Verità e di Panorama.

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